“Rischi” d’impresa e fuga dei talenti

“Rischi” d’impresa e fuga dei talenti

Oct 15th, 2014

Riskope ringrazia Federico Fontolan per questo interessante contributo.

Osservando il Risk Management Survey 2013 redatto da Aon sulla base dei risultati di un’indagine effettuata tra 1415 società in 70 paesi, possiamo notare come nella top ten dei “rischi d’impresa” figurino “rischi” quali la crisi economica, l’incertezza politica e, con grande rilievo perché al quinto posto assoluto, il “rischio” di perdere o non saper trattenere i talenti.

 La fotografia che ne deriva è molto interessante perchè sintomatica dell’evoluzione che ha avuto l’economia a seguito della crisi iniziata nel 2008, dell’onda lunga della recessione e dello stato d’animo delle imprese.

 Vogliamo spingerci un po’ oltre e, partendo dallo studio svolto da Aon e dalla fotografia che ne deriva, consideriamo come purtroppo sia molto facile raggiungere risultati fuorvianti partendo da definizioni troppo vaghe.

E’ infatti probabile che le aziende intervistate abbiano fornito le loro risposte a domande aperte, non accompagnate da un glossario chiaramente specificato

Lo studio è sicuramente interessante, ma dal punto di vista tecnico, gran parte dei “rischi” d’impresa percepiti come tali dalle aziende intervistate e presenti nella top ten, in realtà non sono rischi, ma PERICOLI! Non si tratta di semplice semantica, ma, come vedremo, di possibili costi non giustificati per le aziende.

 In particolare, il primo “rischio” (rallentamento dell’economia e lenta ripresa), il secondo (cambiamenti normativi/legislativi), il terzo (competitività crescente), l’ottavo (“fluttuazioni” dei prezzi delle materie prime) ed il decimo (“rischi” e incertezze politici) possono essere visti come pericoli. Sicuramente pericoli molto seri ma, a meno che non vengano valutati correttamente insieme a tutte le loro conseguenze e probabilità, nessuno può affermare che essi siano i rischi top all’interno di un ventaglio di rischi potenziali molto più ampio: questa affermazione può risultare essere completamente fuorviante oltre che molto costosa!

 Il quinto (impossibilità di attrarre o trattenere talenti top), il sesto (impossibilità di innovare e soddisfare i bisogni dei clienti) ed il nono “rischio” (riduzione del cash flow e della liquidità) non sono rischi. Sono conseguenze della concorrenza, delle variazioni dei prezzi delle materie prime, delle riduzioni del cash flow e della liquidità. Possono essere sicuramente il risultato di pericoli politici e delle incertezze di un Paese.

 Il quarto (danno reputazionale) non è un rischio, ma una conseguenza; la conseguenza è uno degli elementi dell’equazione del rischio.

E’ naturale che nel mondo attuale, sempre più interconnesso, le aziende si dimostrino particolarmente sensibili al tema ma, come si è visto in recenti disavventure italiane nel settore delle telecomunicazioni, è necessario prestare la massima attenzione alla metodologia utilizzata per la prevenzione, la misurazione e la gestione dei danni reputazionali.

 Il settimo (business interruption) non è sicuramente né un pericolo né un rischio. È la conseguenza di un incidente. Potrebbe anche essere la conseguenza di un cambiamento legislativo!

 Alla luce di queste considerazioni, possiamo rilevare come le confusioni ed il double counting possano dar luogo a studi di rischio poco chiari e portare a conclusioni fuorvianti che inducono il pubblico ed i decision makers a subirne le dolorose conseguenze.

La perdita di talenti e l’incapacità di trattenerli è un tema di grande rilievo che abbiamo già trattato, ma siamo proprio sicuri che si tratti di un rischio maggiore effettivo e non piuttosto di un semplice “timore” da parte del management?

 Per fornire una risposta precisa, sarebbe necessario effettuare uno studio di rischi completo, che consenta di determinare quali sono i rischi intollerabili per l’azienda o per il settore di riferimento, per poi determinare quali sono i rischi strategici, tattici o operativi.  I rischi strategici sono quelli che necessitano degli strategic shifts (modifiche del sistema), poiché non possono essere mitigati senza cambiare il sistema.

Questo impianto concettuale non fornisce la visione di “umori” o “sensazioni” , ma produce risultati precisi, valutabili, misurabili.

 Nel mondo moderno si sente parlare sempre più spesso di rischi, preoccupazioni, incertezze, ma mai come in un momento difficile quale l’attuale, anche a causa della situazione economica mondiale, in cui la concorrenza tra le aziende è sempre più serrata e si vince sui dettagli, sarebbe consigliabile fornire alle imprese ed ai loro manager strumenti di analisi concreti, utili, strategici e non fuorvianti, perché gli errori costano molto cari!

 I talenti sono un asset prezioso, vitale per la sostenibilità di un’azienda, e come tali devono essere valutati seriamente. I metodi adatti esistono, basta usarli.

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Category: Italiano, Risk analysis, Risk management

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